Dialetti e modi di dire toscani: da Dante ai giorni nostri
Non riusciamo a pronunciare la “c” di alcune parole, tagliamo il finale dei verbi, raddoppiamo la consonante se in finale e ne facciamo sparire alcune. Per noi “punto” ha anche un altro significato e la cannella non è solo una spezia! Benvenuto nel fantastico mondo dei dialetti e modi di dire toscani, perché oltre a “Dammi una Coca-Cola con la cannuccia corta corta” c’è molto di più!
Dante e la lingua italiana
Partiamo da lontano. La Toscana è ricca di poeti e scrittori famosi. Petrarca, Carducci, Boccaccio solo per nominarne alcuni. Determinante nello stabilire la predominanza del Toscano come “lingua nazionale” fu sicuramente Dante, considerato padre della lingua italiana perché, in un’epoca in cui il latino era ancora considerata l’unica lingua adatta alla stesura di opere letterarie di alto livello, fu il primo a usare una lingua “volgare”, ovvero il fiorentino del ‘300, per scrivere l’opera più bella e famosa di tutta quanta la letteratura italiana: la Divina Commedia.
Lo stesso Manzoni per la stesura del suo celebre romanzo “I Promessi Sposi” procedette con la celebre operazione dello “sciacquare i panni in Arno”: questo famoso modo di dire è una metafora in cui il fiume Arno rappresenta la lingua toscana, prescelta come la più adatta a dare le giuste connotazioni verbali ed espressive alla sua opera.
Non è un caso che proprio nella nostra splendida Toscana si parli l’idioma più simile all’Italiano con uso di tempi verbali e accenti corretti, senza cedere troppo alle inflessioni dialettali. Siamo di fatto fra le culle della lingua italiana.
Dialetto toscano
Il Toscano è uno dei dialetti più facile da riconoscere. Perché? Perché cadenza e pronuncia svelano sempre le nostre origini, anche se abitiamo all’estero o viviamo da anni in un’altra regione italiana. Alcune parole in particolare per noi sono quasi impossibili da pronunciare correttamente, anche se ci impegniamo tantissimo!
Alcune delle principali caratteristiche del nostro dialetto te le ho svelate all’inizio. Ti faccio alcuni esempi. La mancanza di “c” non vale per tutte le parole. Se la “c” è la prima consonante nessun problema di pronuncia, infatti “cane” lo pronunciamo perfetto. Se “c” è all’interno la questione è più dura: “dieci” non riuscirò mai a dirlo correttamente!
Noi toscani parliamo veloci e tagliamo il finale dei verbi: noi andiamo a mangià, a dormì, e così via… ma si capisce lo stesso, vero? Abbiamo uno strano rapporto con le consonanti: alcune le raddoppiamo, altre le togliamo. “Stop” diventa “stoppe” e “Prato” diventa “Prao”. “Punto” è per noi un sinonimo di “nessuno” e “cannella” è il rubinetto dell’acqua.
In molte aree della Toscana la Q viene sostituita con la V, quindi “vieni qui” si trasforma in “vieni vi”. La L se seguita da consonante si trasforma in R: altro/artro, albero/arbero. Per la negazione, oltre a “non”, usiamo anche “un” (non vorrei / un vorrei), inoltre utilizziamo sempre “a me mi” per rafforzare ancora di più il pronome personale.
Se ascolti un Toscano sicuramente sentirai alcune (o tutte) queste caratteristiche! Ma ti svelo un segreto: in realtà non esiste una vera distinzione tra dialetto toscano e lingua italiana. Il nostro non è un vero dialetto, ma un vernacolo, un “parlare male” l’italiano. In molte altre regioni italiane è invece presente il tradizionale bilinguismo lingua – dialetto.
Noi toscani siamo chiacchieroni, amiamo la compagnia, trascorrere il tempo con gli amici e la famiglia. Cosa non manca mai? Buon cibo e ottimo vino! Un bel piatto di salumi toscani con un calice del nostro vino rosso Divertimento renderà tutto più piacevole! Divertimento IGT è perfetto con gli affettati e con un packaging inimitabile: impressa su ogni bottiglia troverai l’impronta dorata del suo vignaiolo.
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Modi di dire toscani
I modi di dire toscani sono divertenti e rivelano grandi verità. La nostra cultura è ricca di detti popolari ancora oggi usati nella lingua parlata, anche dai più giovani! In poche parole riassumono concetti complessi, usando metafore con parole semplici. Ecco i più divertenti.
- Se ‘un è zuppa, è pan bagnato – Le cose sono uguali, non c’è differenza.
- Chel che ‘un ammazza, ingrassa / Se non strozza, ingrassa – Quello che non ammazza ingrassa (riferito a chi non rispettava le regole igieniche o le scadenze degli alimenti).
- Sempre bene ‘un pole anda’, sempre male ‘un por dura’ – Sempre bene non può andare, ma neanche sempre male.
- “Anderá anche bene” disse il rospo “ma i contadino auzza la canna” – Andrà anche a finire bene disse il rospo, ma il contadino sta facendo la punta alla canna (i rospi venivano uccisi con una canna a punta). È meglio cogliere gli indizi che ci circondano.
- S’è bianca e sardegnola, o nevi’a o gragnola – Se dalla Sardegna arriva una nuvola bianca o nevica o grandina.
- A far così gli riesce anche ai cordai – È riferito ad una persona che non paga i suoi debiti (il cordaio è un vecchio mestiere poco retribuito).
- Chi ha mangia, chi ‘un ha s’arrangia – Ognuno deve contare sulle proprie forze.
- Da me me le di’o e da me me le ‘ntendo – So bene io quello che voglio dire, ma gli altri non capiscono.
- Da urtimo si ‘onta i noccioli – Alla fine si tirano le somme.
- Mi pari come La bella dalle sette ciglia, tutti la vogliono nessuno la piglia – Bella ragazza corteggiata da tutti, ma nessuno la chiede in sposa.
- Poggio e bu’a fa’ pari – Per vedere il lato positivo a compensazione del lato negativo.
Ma il detto che ci sta più a cuore e che già ti abbiamo segnalato nell’articolo delle frasi sul vino è questo:
Il vino nel sasso e il popone nel terren grasso – la vite richiede terreni sassosi mentre il popone (melone) ha bisogno di terresi argillosi (grassi).
Un modo di dire toscano che risulta essere una grande verità, tramandata dai nostri antenati contadini.